IL SENTIERO DI MENICHETTI
DAMIANO MENICHETTI vide la luce a Toscanella (l’odierna Tuscania) il 1 ° aprile 1858 da Domenico e Pellegrini Geltrude ma ancora bambino» unitamente alla famiglia, si trasferì a lassano in Teverina. Quasi la fotocopia di fortunato Ansuini, visse un’infanzia di stenti e mostrò fin da piccolo una solida avversione al lavoro ed una buona predisposizione all’arroganza ed alla sopraffazione. Trasferitosi a Roma, tirò avanti per un certo tempo raccogliendo l’immondizia e chiedendo l’elemosina ma poi, vivendo sempre più spesso al di fuori della legalità, finì recluso una decina di volte; finché un giorno decise di ribellarsi all’ennesimo arresto, tolse la pistola al gendarme che lo aveva fermato e gii sparò due volte, dandosi immediatamente “alla macchia”. Fu ben presto arrestato e condannato a venti anni di galera. Nel carcere di massima sicurezza di Forte Filippo, sull’Argentario, Menichetti conobbe Fortunato Ansuini in compagnia del eguale, nella notte tra il 9 e il 10 aprile del 1890, riuscì ad evadere in maniera tanto rocambolesca quanto inspiegabile. Da quel giorno, i due, compirono assieme ogni azione criminale. A Cerveteri bruciarono una capanna in cui dormivano ventisette lavoratori agricoli, nei pressi di Viterbo ammazzarono un giovane possidente, presso Vitorchiano rapirono ed assassinarono un giovane allevatore. Ansuini si divertiva moltissimo sfidando le forze dell’ordine con gesta plateali, degne di un grande attore. Come orando, vestito elegantemente e con fare garbato, cenò assieme ad alcuni ufficiali al Gran Caffè Schenardi, nel centro di Viterbo, oppure quando, spacciandosi per un rappresentante di commercio, chiese ed ottenne la scorta di due carabinieri di lassano in Teverina. Il 3 giugno del 1891 il brigadiere di latera, l’abruzzese Sebastiano Preta, avvisato della presenza dei due briganti nella macchia di S. Magno, uscì in perlustrazione con tre carabinieri. Stava per dare l’ordine di rientro quando senti due spari provenire dalla strada per Valentano. Si trattava di Ansuini e Menichetti che avevano tirato due I fucilate, senza colpirlo, ad un guardiano del luogo e che, alla vieta dei Carabinieri, si nascosero nel profondo del bosco. II coraggioso brigadiere non si tirò indietro e, con i suoi uomini, si gettò all’inseguimento dei due criminali, ma mentre avanzava, districandosi a fatica nel fitto sottobosco, fu freddato da una fucilata. Il suo comportamento eroico consentì, comunque, la cattura del Menichetti e fu ricambiato dalla comunità di latera con una solenne celebrazione funebre. Venne sepolto nel cimitero di talentano. Vivido è il suo ricordo.
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